FUMAGALLI RIENTRATO IN ITALIA

Sono tutti agli arresti domiciliari i dodici indagati, dalla Procura di Brescia nell’inchiesta sulla prostituzione minorile, di cui 6 bergamaschi. Nel pomeriggio di mercoledi ha fatto rientro in Italia con un volo dal Brasile atterrato all’ aeroporto di Malpensa, Corrado Fumagalli, 48 anni, conduttore di programmi a luci rosse su alcune tv private. I primi undici arresti erano scattati all’alba di mercoledì 10 febbraio e lunedì gli indagati erano stati interrogati in Procura. Per tutti loro erano stati confermati i domiciliari: don Diego Rota, 45 anni, parroco di Solza, ora in una comunità; Egidio Bosio, vigile a Boltiere, 54 anni, di Albino; Cristian Zilli, 42 anni, informatico e allenatore di Treviglio; Pier Luigi Rossi, 49 anni, di Bergamo; Ettore Tucci, 40 anni, impiegato di Bergamo. Fumagalli, che comparirà davanti al gip di Brescia Alessandra Sabatucci lunedì o martedì prossimi. Fumagalli aveva chiarito fin da subito di trovarsi in Brasile per una vacanza già da prima che scattassero i provvedimenti restrittivi nei confronti suoi e degli altri indagati. La sua non era stata una fuga, come sottolineato dal il suo legale, l’avvocato Benedetto Maria Bonomo, che lo assiste con la collega Carlotta Filippi. “Finché non avrà chiarito la sua posizione, la linea sarà quella del basso profilo: niente trasmissioni televisive, fiere annullate e niente Facebook”. Che da qualche giorno di Corrado Fumagalli si fosse persa ogni traccia sul social network più famoso, dov’era presente con almeno sei o sette profili personali e una pagina di fan con oltre 40 mila iscritti, in molti se n’erano già accorti. Ed erano nati i primi sospetti: c’era chi pensava che fosse una mossa per non far più sapere dove il conduttore di tv locali si trovasse, magari in vista di una sua fuga. Sul fronte delle indagini, gli accertamenti sono stati «alla vecchia maniera», come riferito dagli stessi inquirenti: niente intercettazioni telefoniche o ambientali, ma solo l’analisi dei contenuti dei messaggi raccolti nelle chat memorizzate negli smartphone degli indagati e dei ragazzini. Chat che, com’è emerso dagli accertamenti, in alcuni casi gli adulti avevano chiesto ai ragazzi di cancellare, proprio per evitare che restasse traccia dei loro comportamenti. I ragazzi, però, non l’hanno fatto e proprio grazie a questo la mamma di uno di loro se n’è accorta e ha dato il la all’inchiesta bresciana.

dal giornale online: Più Valli TV – News
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