Altri dieci indagati per le morti sospette all’ospedale di Piario. Si tratta di medici e infermieri, che entrano così nell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Carmen Pugliese, che indaga sul caso dei decessi sospetti avvenuti negli ultimi mesi al nosocomio seriano. Secondo gli inquirenti i colleghi dell’ infermiera del reparto di medicina dell’ Ospedale Antonio Locatelli di Piario indagata, è accusata di aver somministrato calmanti ai pazienti non potevano non essersi resi conto del suo comportamento, vale a dire la somministrazioni di forti dosi di Valium e tranquillanti, che avrebbero, secondo le denunce, causato la morte di alcuni ricoverati. E non potevano nemmeno non essersi accorti dell’eccessivo utilizzo di questi medicinali: a giugno dell’anno scorso si era già raggiunto il picco di Valium somministrato in reparto per tutto il 2014. I nuovi indagati sono tutti medici, tranne un’infermiera: la caposala. Quest’ultima, in qualità di coordinatrice infermieristica, è infatti in possesso della password per l’accesso al sistema informatico con il quale, dal reparto, si ordinavano i quantitativi dei vari medicinali. Gli altri indagati sono nove medici: il primario, in qualità di responsabile del reparto, e altri otto suoi colleghi. Da ieri alla vicenda si aggiunge un nuovo tassello: una presunta mancanza di controlli da parte di chi era preposto a verificare lo stato di salute dei degenti e l’attività lavorativa dell’infermiera trasferita. Ma per quale motivo? Semplice superficialità, oppure la conseguenza di un carico eccessivo di lavoro in reparto, dovuto anche a casi di assenteismo? Sono gli altri interrogativi dell’inchiesta. Intanto la prossima settimana– probabilmente mercoledì o giovedì – si svolgeranno le prime riesumazioni di persone decedute a fine 2015 e sui quali si sono concentrate le attenzioni degli inquirenti. I primi corpi sono sei. I defunti erano di Clusone, Cerete e Gandellino. Già al vaglio anche le loro cartelle cliniche. Stringatissimo il comunicato dell’Asst Bergamo, la quale ritiene sia un atto dovuto nell’ambito dell’indagine in corso volta a chiarire tutti gli aspetti della vicenda. Per il resto c’è il massimo riserbo e si ribadisce la disponibilità a collaborare con gli inquirenti e la fiducia negli operatori.
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