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pubblicato da 777r.d.s
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Valbione -Ponte di Legno – BS -Italy #valcamonica #valbione #pontedilegno #golf #landscape #lake #walking #woods #green #instalike #likes #holiday #relax #silence #baita #skiing #sky #blue #instagram #sun #freshair #fishing #takethesun #fun

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pubblicato da luisa_zero
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Che #soddisfazione quando il #cliente ci dice #fai #tu 😄😄 #salmone #marinato #tartare di #tonno #cozze #vongole #scampo al #curry #moscardini in #umido #gamberi #sicilia #lardellati @cala_rossa #nolimits #Esine #Vallecamonica #Valledeisegni

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pubblicato da cala_rossa
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ALTRI 10 INDAGATI ALL’ OSPEDALE DI PIARIO

Altri dieci indagati per le morti sospette all’ospedale di Piario. Si tratta di medici e infermieri, che entrano così nell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Carmen Pugliese, che indaga sul caso dei decessi sospetti avvenuti negli ultimi mesi al nosocomio seriano. Secondo gli inquirenti i colleghi dell’ infermiera del reparto di medicina dell’ Ospedale Antonio Locatelli di Piario indagata, è accusata di aver somministrato calmanti ai pazienti non potevano non essersi resi conto del suo comportamento, vale a dire la somministrazioni di forti dosi di Valium e tranquillanti, che avrebbero, secondo le denunce, causato la morte di alcuni ricoverati. E non potevano nemmeno non essersi accorti dell’eccessivo utilizzo di questi medicinali: a giugno dell’anno scorso si era già raggiunto il picco di Valium somministrato in reparto per tutto il 2014. I nuovi indagati sono tutti medici, tranne un’infermiera: la caposala. Quest’ultima, in qualità di coordinatrice infermieristica, è infatti in possesso della password per l’accesso al sistema informatico con il quale, dal reparto, si ordinavano i quantitativi dei vari medicinali. Gli altri indagati sono nove medici: il primario, in qualità di responsabile del reparto, e altri otto suoi colleghi. Da ieri alla vicenda si aggiunge un nuovo tassello: una presunta mancanza di controlli da parte di chi era preposto a verificare lo stato di salute dei degenti e l’attività lavorativa dell’infermiera trasferita. Ma per quale motivo? Semplice superficialità, oppure la conseguenza di un carico eccessivo di lavoro in reparto, dovuto anche a casi di assenteismo? Sono gli altri interrogativi dell’inchiesta. Intanto la prossima settimana– probabilmente mercoledì o giovedì – si svolgeranno le prime riesumazioni di persone decedute a fine 2015 e sui quali si sono concentrate le attenzioni degli inquirenti. I primi corpi sono sei. I defunti erano di Clusone, Cerete e Gandellino. Già al vaglio anche le loro cartelle cliniche. Stringatissimo il comunicato dell’Asst Bergamo, la quale ritiene sia un atto dovuto nell’ambito dell’indagine in corso volta a chiarire tutti gli aspetti della vicenda. Per il resto c’è il massimo riserbo e si ribadisce la disponibilità a collaborare con gli inquirenti e la fiducia negli operatori.

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MARINELLA VOLEVA AIUTARE IL MARITO

Cosa ha spinto Paolo Piracchi, ad impugnare il coltello e a porre fine in modo orribile, alla vita di sua moglie Marinella Pellegrini? Il movente dell’omicidio, a distanza di due giorni dalla morte della 55enne di Bagnolo per mano dell’uomo che aveva spostato nel 1997, è ancora nascosto nella mente del 59nne milanese ma cresciuto a Sarnico con i genitori. Ad armare la sua mano lunedì sera nell’appartamento di via Cefalonia a Brescia, forse la paura di non riuscire a sconfiggere il tumore che lo aveva colpito, forse la paura di sprofondare nella depressione che gli annebbiava la mente, forse la paura di perdere la donna che diceva di amare. Secondo i parenti la donna portava il peso di quel matrimonio con coraggio e dedizione. Non voleva abbandonare il marito nel momento del bisogno, nonostante il suo atteggiamento depresso ed aggressivo. Paolo Piracchi però quell’aiuto non lo ha voluto così come non ha voluto l’aiuto della psicologa che gli avevano fatto incontrare. I famigliari preoccupati avevano chiesto alla donna di tornare a casa a Bagnolo, dove lei era nata e cresciuta e dove avrebbe potuto cambiare aria per un po’. Forse la donna aveva deciso di accettare ma era combattuta perché amava ancora quell’uomo, proprietario di un bar tabaccheria a Palazzolo, anche se non era più quel Paolo che aveva sposato. “La malattia non c’entra”- dicono i parenti – “lui non voleva essere lasciato.” Indipendentemente da cosa abbia scatenato la lite di lunedì sera, nessuno poteva prevedere quello che sarebbe poi successo, con l’uomo che impugna il coltello da cucina e sgozza la donna che dice di amare. Poi si mette alla guida della sua auto ed imbocca contro mano l’autostrada, ponendo fine anche alla sua vita nello schianto con un tir. Un dramma che supera di gran lunga le paure dei famigliari che oggi si trovano a chiedersi se qualcosa di più poteva essere fatto per evitare quella che con il senno di poi, pare un’altra morte annunciata.

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LOTTA AI FURTI NELLE ABITAZIONI

Procedono lentamente, a bordo di una Renault Clio blu e scrutano gli ingressi delle abitazioni. Ad un certo la macchina sosta davanti al cancello di una casa che non ha le luci accese e pare proprio che non ci sia nessun all’interno. Il conducente ferma la macchina, scende e scavalca la recinzione del giardino, senza sapere che ad osservarlo proprio in quel momento ci sono due carabinieri e un finanziere. I tre erano fuori servizio questo mercoledì sera ma quando li hanno notati, non hanno potuto fare a meno di intervenire. Hanno chiamato i rinforzi e nel frattempo hanno cercato fermare l’uomo che si stava introducendo nell’abitazione che è però prontamente fuggito. A terra ha lasciato cadere un marsupio contenente due torce, un tronchesino, un paio di guanti in lattice ed un telefono cellulare. Anche il complice a bordo dell’auto ha tentato di darsi alla fuga, reagendo con calci e pungi ai tentativi dei militari di prenderlo, ma è stato bloccato dal sopraggiungere della pattuglia allertata. Addosso aveva un berretto a cuffia e un cacciavite probabilmente utilizzato per forzare gli ingressi delle case. Si tratta di un cittadino cubano 33enne, clandestino e già pregiudicato, che è stato arrestato. Proseguono le indagini per risalire anche al complice. Contro il problema dei furti anche i cittadini esasperati si mobilitano, ad esempio ad Ospitaletto, con cartelloni appesi sui cancelli, segnalazioni sui gruppi wathsapp appositamente creati, passeggiando fra le vie in cerca di qualcosa di sospetto. Risultato: due uomini sono stati fermati a bordo di due auto rubate e un terzo uomo è stato sorpreso mentre a bordo di un furgone, fotografava le abitazioni.

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ATTIVISTI OCCUPANO IL PIRELLINO

Sono entrati negli uffici del palazzo bresciano della Regione Lombardia, il Pirellino, intorno alle 10,00 di questo giovedì mattina. Un centinaio di attivisti dei centri sociali, hanno messo così in atto una protesta contro la nuova legge regionale sulla casa. Gli antagonisti, che appartengono al "Movimento di lotta per la casa di Brescia e provincia", che comprende Associazione Diritti per tutti, Magazzino 47, Collettivo gardesano autonomo, Collettivo antisfratti Val Camonica, chiedono che il provvedimento in via d’approvazione, venga ritirato poiché “svenderebbe ai privati una considerevole percentuale delle case popolari, privatizzerebbe la loro gestione, diminuirebbe la disponibilità di alloggi a canone sociale per l’emergenza sfratti e provocherebbe un aumento dei canoni di affitto”. A mettere fine alla protesta, ci ha pensato la Digos di Brescia. La Regione nel frattempo si è attivata per denunciare alle autorità’ competenti gli autori di quello che l’Assessore regionale al territorio, la bresciana Viviano Beccalossi, ha definito un inaccettabile attacco alle istituzioni”. Dura la reazione della Lega Nord: “questi centri sociali” – ha affermato il deputato Stefano Borghesi – “vanno chiusi immediatamente e a questi "bravi ragazzi" serve insegnare che oltre a fantomatici diritti esistono anche i doveri e il rispetto della legalità".

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