Patrimonio Unesco in Valle Camonica: in arrivo 300.000 euro. Visita dell’assessore regionale Cappellini

Ceto – Salvaguardia del patrimonio storico e culturale della Valle Camonica. Disponibili 300mila euro. “Un investimento strategico di 300mila euro per valorizzare il territorio della […]

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47ENNE ACCUSATA DI TENTATO OMICIDIO

Di professione infermiera e per questo avrebbe optato per un avvelenamento da farmaci, con benzodiazepina servita nel caffè e puntura intramuscolare di insulina effettuata una volta che il sonnifero aveva fatto effetto. Secondo la Procura e la squadra mobile che hanno svolto le indagini, la 47enne di Premolo arrestata il 12 dicembre con l’accusa di tentato omicidio, avrebbe voluto disfarsi del marito. A finire al centro delle cronache con un accusa pesantissima, è Laura Mappelli, infermiera in una casa di cura di Albino, che a luglio e dopo molti anni di convivenza, aveva spostato Bortolo Rossi, 42enne autista di pullman.
La mattina del 4 dicembre l’uomo esce  di casa alle 6, per andare a lavorare sui pullman tra Ponte Nossa e Gorno. Alle 9 rientra e la moglie gli  prepara un caffè. Lui nota un sapore strano, non ci fa caso e va a riposare mentre lei esce a fare la spesa. Al suo rientro l’uomo sta male.  A questo punto è la donna ha chiamare il 118 e a praticare anche per 20 minuti il massaggio cardiaco. Secondo la Procura, è stata colta da un rimorso o dalla paura di essere scoperta dai famigliari. Secondo l’avvocato che la difende invece questa è la prova che non ha tentato di uccidere il marito e che le accuse non stanno in piedi.  L’uomo viene ricoverato d’urgenza in codice rosso all’ospedale di Bergamo, in coma ipoglicemico e in acidosi metabolica. Viene salvato dai medici che riscontrano la presenza delle due sostanze che però l’uomo dichiara di non avere mai assunto. Benzodiazepina e insulina risultano assunte sotto forma di Alchon, un sonnifero assunto invece da sua moglie. Il 42enne però dichiara che fra lui e la moglie non ci sono problemi e quindi esclude che possa essere stata lei. Le indagini però scoprono quello che secondo la Procura potrebbe essere il movente del tentato avvelenamento: la relazione extraconiugale che la donna aveva con un collega del marito. Per questo la notte fra l’11 e il 12 dicembre per la 47enne di Premolo scatta il fermo. Il gip non lo convalida ma firma la misura cautelare in carcere. Interrogata per 9 ore dal pm Laura Cocucci, Laura Mappelli avrebbe negato le accuse e infine avrebbe affermato di non ricordare. Interrogato anche l’amante, afferma di non sapere nulla. A pesare sulla donna anche un precedente: nel 2002 l’infermiera, al suo primo matrimonio, era stata denunciata per aver dato fuoco alla baita di un amante che non voleva più frequentarla.

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SCARCERATO 38ENNE ACCUSATO DI STALKING

Libero ma con il divieto di avvicinare la ex moglie. L’operaio 38enne dell’alta Valle Seriana che il 4 dicembre era finito in carcere con l’accusa di maltrattamenti e stalking nei confronti della ex moglie, è stato scarcerato.   A portare in carcere l’uomo, il racconto che la ex moglie aveva fatto ai carabinieri di Clusone, di anni di violenze domestiche culminate con un episodio inquietante avvenuto ad ottobre quando l’uomo in preda alla gelosia, l’avrebbe caricata sull’auto, picchiata e portata in una zona isolata minacciandola di morte, per poi calmarsi e portarla a casa sua. L’indomani, su consiglio di un’amica, la donna era andata a denunciarlo anche se dopo l’arresto, aveva ritirato la querela.  Medicata all’ospedale per una tumefazione a un occhio e contusioni varie, è stata dimessa con una prognosi di una settimana. Il pm ha chiesto ed ottenuto dal gip l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse di atti persecutori e maltrattamenti in famiglia.  I due vivevano già in case separate, nello stesso paese, dopo che la donna, un anno fa, se ne era andata con i due figli dopo anni di botte, ma l’uomo non sopportava la fine della loro relazione.  L’operaio avrebbe più volte tentato di riavvicinare la donna e ricomporre il rapporto. Anche dopo l’arresto l’uomo aveva respinto tutte le accuse affermando che aveva solo voluto rivedere i suoi figli. Ora il GIP di Bergamo Alberto Viti ha accolto la richiesta avanzata dall’avvocato difensore perché venisse applicata una misura cautelare meno afflittiva e l’uomo dunque è tornata a casa, ma gli ha imposto il divieto di avvicinare la ex moglie.

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A ERICA PATTI IL PREMIO BULLONI

Ha guardato oltre il dolore e ha trasformato la rabbia in solidarietà per le altre donne e bambini vittima di violenza. Erica Patti, la mamma di Davide e Andrea, i due fratellini di Ono San Pietro uccisi dal padre, verrà per questo insignita questo sabato a Brescia, del premio Premio Bulloni 2015. Il Premio è nato nell’ormai lontano 1953 per premiare protagonisti della solidarietà, testimoni dei valori di altruismo, generosità, civismo e accoglienza. Erica Patti è un esempio per tutte quelle donne che lottano contro il dolore di una perdita e per tutte le persone che non sanno come reagire al dolore. Tra i progetti che Erika sta portando avanti con il sostegno di tutta la Valle Camonica e soprattutto della sua famiglia, quello di un oratorio parrocchiale dedicato ai suoi figli e a tutti i bambini e i ragazzi di Ono San Pietro e un’associazione che si chiama «Dieci» e intende sostenere le famiglie in difficoltà e sensibilizzare l’opinione pubblica al fine di prevenire la violenza familiare ed extrafamiliare attraverso un cambiamento culturale. Una storia di disperazione che si fa altruismo, e quindi speranza. L’appuntamento è per domani, venerdì, alle 18, nell’auditorium San Barnaba.

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