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MARCHENO, LA CHIAVE DEL GIALLO IN FAMIGLIA?

Un uomo che scompare e un altro che muore in circostanze misteriose. Un giallo nel giallo che sta tenendo con il fiato sospeso moltissime persone che stanno seguendo gli sviluppi di quello che sembra un episodio di una serie criminale. A Marcheno le indagini continuano serrate e si concentrano su quella che è l’unica pista che potrebbe portare ad un possibile movente: la denuncia di scomparsa della moglie di Mario Bozzoli che ai carabinieri avrebbe raccontato dei rapporti tesi che il marito aveva con il fratello Adelio e i nipoti, nel gestire l’azienda di famiglia. Adelio Bozzoli con i due figli, infatti, aveva deciso di dividere la societĂ  e costruire un nuovo capannone a Bedizzole. Il sostituto procuratore Alberto Rossi questo martedì ha ascoltato, come persona informata sui fatti la moglie di Mario Bozzoli, l’unica che sapeva dei sospetti che Mario aveva sul fatto che i nipoti potessero sottrarre materiale alla ditta per finanziare i lavori dell’edificio in costruzione a Bedizzole. Anche i dipendenti dell’azienda sono stati tutti ascoltati dai carabinieri. Una settimana prima della scomparsa ci sarebbe stata un’accesa discussione tra Mario Bozzoli e uno dei nipoti. Mentre nei forni continuano le analisi per trovare del materiale organico che potrebbe spiegare la scomparsa dall’8 ottobre dell’imprenditore di Marcheno, gli inquirenti proseguono scavando nel passato e nel presente della famiglia.  Nello stabilimento della Bozzoli, in via Gitti, intanto si susseguono le giornate di  lavoro per gli uomini della Scientifica, l’unitĂ  cinofila e, soprattutto, l’anatomopatologa Cristina Cattaneo e la sua task-force compostada sei assistenti provenienti da Milano. Nel mirino degli esperti, in particolare, i sacchi di scorie accumulati nei piazzali della fonderia. L’ipotesi di reato è ancora il sequestro di persona. Al momento non ci sono indagati. Anche l’ex moglie di Giuseppe Ghirardini, chiede giustizia per il padre di suo figlio. L’operaio della Bozzoli Srl, addetto al forno, scomparve sei giorni dopo la scomparsa del suo datore di lavoro e proprio il giorno prima di essere ascoltato dai carabinieri sulla scomparsa dell’imprenditore di Marcheno. Quattro giorni piĂą tardi fu ritrovato cadavere nei pressi di Passo Crocedomini e si è portato nella tomba tutto quello che sapeva. Per capire la causa della sua morte, si attendono i referti dell’autopsia. Nessun infarto o malori specifici sono stati confermati quali cause del decesso. Si attendono anche i riscontri degli esami tossicologici. A dicembre Ghirardini aveva in programma di rivedere il figlio di sette anni. Il giorno prima della scomparsa avrebbe effettuato molte chiamate, tutte senza risposta, alla sua ex moglie. Cosa voleva dirle, nessuno lo saprĂ  mai.

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IMPERIA, FU LA MOGLIE A CHIAMARE IL 112

La moglie di Alessio De Palmi aveva dato l’allarme. Il marito era uscito di casa di notte e armato ed era fuori di sĂ©. “Fermatelo” – aveva detto ai colleghi dell’appuntato 22enne. Così, la notte del delitto, quattro pattuglie erano uscite alla ricerca del collega carabiniere. Hanno battuto le strade di Vallecrosia,
Sanremo e Bordighera,  ma non hanno raggiunto la casa dove era diretto Alessio De Palmi: la casa della 33enne di Clusane Barbara Zanini. La giovane donna pare che avesse chiamato Alessio nel cuore della notte e a casa sua, scatenando l’ennesima lite con la moglie. Una telefonata che seguiva la pubblicazione, da parte della 33enne, di alcune foto che li ritraevano insieme, su facebook. Foto che la moglie avrebbe potuto vedere. Il carabiniere avrebbe voluto troncare quell’amicizia che gli stava costando troppo, ma lo ha fatto nel peggiore dei modi: uscendo di casa di notte, sabato scorso, con una calibro 38 e raggiungendo l’abitazione della giovane. Dopo una breve lite, le ha sparato alla testa. Poi, convinto di averla uccisa, ha rivolto l’arma contro se stesso. La vita di Barbara Zanini però non è terminata con quella di Alessio: è rimasta appesa ad un filo. Tutta Clusane fa il tifo per lei. Tornava spesso sul Sebino dove tutti la descrivono come una persona buona e serena. La 33enne da pochi mesi si era trasferita in Liguria in un appartamento di famiglia. Qui, nel cuore della notte, ha aperto al suo ex fidanzato, la sua ossessione, un uomo sposato che lei non voleva rassegnarsi a lasciare. Ma solo lei conosce la veritĂ , solo che non può raccontarla. Non ancora. La donna da domenica, dopo un delicato intervento chirurgico, si trova in coma farmacologico e le sue condizioni rimangono gravissime.

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SLITTA ANCORA IL PROCESSO SELCA

Altra delusione sul fronte giudiziario che vede coinvolta la Selca di Berzo Demo che in localitĂ  Forno d’Allione ha operato dal 2000 al 2010 stoccando e lavorando rifiuti speciali. La societĂ  è fallita dal febbraio 2010 mentre nel frattempo avanzava l’inchiesta penale per traffico internazionale di rifiuti speciali. Infatti, l’ultimo carico di rifiuti provenienti dall’Australia via mare era al centro di un’inchiesta e quel carico oggi dovrebbe trovarsi ancora sui piazzali di Ex-Selca e all’interno dei capannoni. Gli amministratori sono stati quindi rinviati a giudizio penale con una pesante accusa. La prima udienza si doveva celebrare il 5 giugno. Ma in apertura il Giudice ha quasi subito rinviato l’udienza al 27 ottobre. Amara sorpresa anche questo martedì 27: infatti l’udienza è stata ulteriormente rinviata l 7 dicembre con una motivazione che ha creato sconcerto: “Il processo non si può tenere perchĂ© il giudice che ha celebrato l’udienza è incompatibile con la funzione per una serie di ragioni d’ufficio”. Quali siano queste ragioni non è stato possibile saperlo da parte dell’avvocato Francesco Menni che rappresenta il Comune di Berzo Demo e la ComunitĂ  Montana di Vallecamonica, quali parti lese, nel procedimento contro gli ex amministratori di Selca. Sta di fatto che il processo slitta a lunedì 7 dicembre per l’inizio effettivo del dibattimento. Ma il 7 dicembre è un giorno che segue una festivitĂ  e ne precede un’altra, con il grosso rischio che possa anche essere ulteriormente rinviata, anche se l’avvocato Menni non ha intenzione di passare sotto silenzio l’operazione, visto il pericoloso avvicinarsi della data del giugno 2017 quando l’imputazione per traffico internazionale di rifiuti dovrebbe cadere per prescrizione dei termini e quindi si celebrerebbe un solenne e beffardo “non luogo a procedere”. Intanto la Procura della Repubblica di Brsecia ha nominato Chiara Minazzato delle seconda Corte d’Assise di Brescia come Giudice del processo del 7 dicembre. A Forno d’Allione sono iniziati i lavori di rimozione della copertura in eternit dei capannoni per smaltire l’amianto, così come prescritto dai Sindaci Corrado Scolari prima e Gianbattista Bernardi poi. L’intervento, effettuato dalla Mocam Srl di Bienno, è in capo alla curatela fallimentare che ha messo a disposizione la cifra di 330.000 euro. A giorni dovrebbe partire anche l’altro intervento tampone: lo spostamento all’interno dei capannoni dei rifiuti stoccati all’aperto sui piazzali, affidato per bando alla ditta Corbat Srl di Flero che utilizzerĂ  i 240.000 euro messi a disposizione dall’Assessorato all’Ambiente di regione Lombardia per l’operazione.

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