
Un inutile spreco di energie e risorse celebrare un dibattimento che inevitabilmente si concluderà con l’assoluzione degli imputati per intervenuta prescrizione, così riporta anche una direttiva del presidente del tribunale Ezio Siniscalchi. Ci riferiamo all’episodio di truffa che ad oggi aveva resistito alla prescrizione, cesserà di essere perseguibile fra una decina di giorni, mentre i reati fiscali decadranno all’inizio del prossimo anno. Ieri il giudice Vito Di Vita ha aggiornato l’udienza del processo a carico di Sergio Piffari, ex parlamentare dell’Idv ed ex sindaco di Valbondione, e di altre 5 persone, al 13 luglio del 2016, quando tutti i reati saranno fuori tempo massimo. Il procedimento penale si può dunque considerare in buona sostanza prescritto. Anche se l’ex onorevole, che respinge le accuse, ha sempre la facoltà di rinunciare alla prescrizione chiedendo di essere assolto nel merito. La vicenda riguarda i finanziamenti europei che Piffari e i suoi parenti avrebbero ottenuto, secondo l’accusa indebitamente, dalla Comunità Europea tramite la Regione per trasformare alcune abitazioni in altrettanti bed&breakfast a Lizzola. L’inchiesta era partita da un servizio di «Striscia la Notizia. Dopo il filmato era scattato un accertamento da parte della Finanza: verificando la documentazione relativa sia ai fondi sia alle attività dei B&B, gli inquirenti avrebbero scoperto l’utilizzo di fatture alterate. In più, secondo le contestazioni, a Sergio Piffari sarebbe mancato il requisito della residenza a Lizzola, sede dell’attività. Era il 2012 e già allora si intravedeva il rischio di prescrizione, essendo i fatti databili fra il 2006 e il 2007. Il pm Franco Bettini era riuscito a chiudere l’inchiesta e ad arrivare all’udienza preliminare nel 2014. In quella sede il gup Giovanni Petillo aveva dovuto falcidiare per intervenuta prescrizione gran parte dei capi di imputazione, tra cui quelli relativi a 4 richieste di fondi per un ammontare di 396.620 euro. Avevano resistito solo una presunta truffa da 98.500 euro e una serie di reati fiscali dovuti alle false fatturazioni per i quali sono stati rinviati a giudizio, a vario titolo, lo stesso Piffari, la moglie Bernardina Semperboni, i due nipoti Laura Piffari e Dario Conti, e i due imprenditori Vittorio Bellini e Bernardo Piccini, accusati di aver emesso fatture false per consentire ai Piffari di dimostrare l’inizio dell’attività e di poter così partecipare al bando per i fondi. Gli indagati hanno sempre respinto le accuse. I Piffari, assistiti dall’avvocato Emilio Gueli, nell’udienza preliminare del 29 maggio 2014 avevano chiesto il proscioglimento insistendo sulla correttezza del loro operato e sulla mancanza delle contestate irregolarità nelle varie richieste di accedere ai fondi europei e regionali, tanto meno nel loro successivo utilizzo. Ora andrà tutto in prescrizione dal punto di vista penale. Mentre resta aperto il fronte della giustizia civile, cui la Regione, parte offesa, ha fatto ricorso per ottenere il risarcimento dei soldi elargiti.
dal giornale online: Più Valli TV – News
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