YARA UCCISA NEL CAMPO DI CHIGNOLO

Nuova udienza del processo a carico di Massimo Bossetti, oggi in Tribunale a Bergamo. La giornata è stata dedicata alla deposizione della professoressa Cristina Cattaneo, il medico legale dell’Università di Milano che si è occupata dell’autopsia sul corpo della vittima, e del suo collega Luca Tajana, entrambi firmatari della relazione conclusiva. Il giudice decideva al momento della presentazione dell’autopsia descritta con l’ ausilio di diapositive di consentire solo alla stampa di rimanere in aula. La richiesta è arrivata dall’avvocato Andrea Pezzotta, parte civile della famiglia Gambirasio, che ha proposto la presa visione delle immagini. Durante la deposizione dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, sono state proiettate delle diapositive ritraenti il ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio, oltre a quelle riferite strettamente all’autopsia. Bossetti ha guardato le fotografie durante la relazione del medico, immagini molto forti che ritraggono il cadavere della piccola Yara. L’autopsia, ha detto la professoressa, è durata due giorni. Effettuate anche tac e Raggi X. Secondo la professoressa Cattaneo, Yara morì la sera stessa del 26 novembre 2010, giorno della scomparsa, e il suo corpo, con ogni probabilità, rimase  nel campo di Chignolo d’ lsola dal momento della sua morte al momento del ritrovamento. In aula la professoressa ha dichiarato che la ragazza morì “intorno alla mezzanotte o nelle prime ore del giorno successivo”. Confermate anche la presenza di calce sulle scarpe e le lesioni nei polmoni. Numerose le ferite da taglio, le contusioni al capo e al volto riscontrate sulla vittima. Alle 11.45, al termine dell’intervento della Cattaneo, il pubblico è stato riammesso in aula. A prendere la parola l’avvocato Enrico Pelillo che ha chiesto alcune specifiche alla professoressa: “Yara non è stata narcotizzata nè trascinata nel campo, ha spiegato la Cattaneo, non si sarebbe neppure difesa”.Durante il processo si è parlato a lungo delle concause che avrebbero provocato la morte della piccola: la debolezza derivante dal sanguinamento a causa delle ferite d’arma da taglio, per quanto non mortali; alcune lesioni al capo, anch’esse non letali, e il fatto che rimase per ore nel campo di Chignolo d’Isola, dato che anche l’ipotermia fu causa del decesso. Un dato certo, anche se non definitivo, riguarda le spese liquidate dalla Procura: ammontano a un milione e 30 mila euro. A questa cifra si riferisce tutta una serie di spese in cui la parte del leone l’hanno fatta le intercettazioni telefoniche, in termini di noleggio apparati e costo delle operazioni con le diverse compagnie telefoniche. Non solo: si pensi anche ai numerosi interpreti stranieri impiegati nell’arco di cinque anni di indagini. Nel milione e rotti liquidato dalla Procura ci sono anche i pagamenti delle numerose consulenze disposte dal pm Letizia Ruggeri per far luce sul caso: l’autopsia, gli studi sul Dna, per esempio. Il bilancio è parziale, perché al conto mancano le spese vive sostenute da carabinieri e polizia.

dal giornale online: Più Valli TV – News
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