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Ponte di Legno by #night @Regrann from @arosilvia1512 ——————- •Location: Ponte di Legno (Lombardia / Italia🇮🇹) •Camera: Sony Nex3 —————— Shot taken during my nocturnal walk in the village…..in my last #summer #vacations ——————- #Regrann #Vallecamonica #Valcamonica #valledeisegni #pontedilegno #water #river #fiume #fiumeoglio #acqua #longexposure #longexposition #notte #notturno #itineraribrescia #volgolombardia #volgobrescia #montagna #mountain #Adamello #adamelloski #nightly #brixiascatti #bestoftheday #italiait #lombardia

Ponte di Legno by #night
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•Location: Ponte di Legno (Lombardia / Italia🇮🇹)
•Camera: Sony Nex3 ——————
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YARA UCCISA NEL CAMPO DI CHIGNOLO

Nuova udienza del processo a carico di Massimo Bossetti, oggi in Tribunale a Bergamo. La giornata è stata dedicata alla deposizione della professoressa Cristina Cattaneo, il medico legale dell’Università di Milano che si è occupata dell’autopsia sul corpo della vittima, e del suo collega Luca Tajana, entrambi firmatari della relazione conclusiva. Il giudice decideva al momento della presentazione dell’autopsia descritta con l’ ausilio di diapositive di consentire solo alla stampa di rimanere in aula. La richiesta è arrivata dall’avvocato Andrea Pezzotta, parte civile della famiglia Gambirasio, che ha proposto la presa visione delle immagini. Durante la deposizione dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, sono state proiettate delle diapositive ritraenti il ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio, oltre a quelle riferite strettamente all’autopsia. Bossetti ha guardato le fotografie durante la relazione del medico, immagini molto forti che ritraggono il cadavere della piccola Yara. L’autopsia, ha detto la professoressa, è durata due giorni. Effettuate anche tac e Raggi X. Secondo la professoressa Cattaneo, Yara morì la sera stessa del 26 novembre 2010, giorno della scomparsa, e il suo corpo, con ogni probabilità, rimase  nel campo di Chignolo d’ lsola dal momento della sua morte al momento del ritrovamento. In aula la professoressa ha dichiarato che la ragazza morì “intorno alla mezzanotte o nelle prime ore del giorno successivo”. Confermate anche la presenza di calce sulle scarpe e le lesioni nei polmoni. Numerose le ferite da taglio, le contusioni al capo e al volto riscontrate sulla vittima. Alle 11.45, al termine dell’intervento della Cattaneo, il pubblico è stato riammesso in aula. A prendere la parola l’avvocato Enrico Pelillo che ha chiesto alcune specifiche alla professoressa: “Yara non è stata narcotizzata nè trascinata nel campo, ha spiegato la Cattaneo, non si sarebbe neppure difesa”.Durante il processo si è parlato a lungo delle concause che avrebbero provocato la morte della piccola: la debolezza derivante dal sanguinamento a causa delle ferite d’arma da taglio, per quanto non mortali; alcune lesioni al capo, anch’esse non letali, e il fatto che rimase per ore nel campo di Chignolo d’Isola, dato che anche l’ipotermia fu causa del decesso. Un dato certo, anche se non definitivo, riguarda le spese liquidate dalla Procura: ammontano a un milione e 30 mila euro. A questa cifra si riferisce tutta una serie di spese in cui la parte del leone l’hanno fatta le intercettazioni telefoniche, in termini di noleggio apparati e costo delle operazioni con le diverse compagnie telefoniche. Non solo: si pensi anche ai numerosi interpreti stranieri impiegati nell’arco di cinque anni di indagini. Nel milione e rotti liquidato dalla Procura ci sono anche i pagamenti delle numerose consulenze disposte dal pm Letizia Ruggeri per far luce sul caso: l’autopsia, gli studi sul Dna, per esempio. Il bilancio è parziale, perché al conto mancano le spese vive sostenute da carabinieri e polizia.

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QUATTRO SPACCIATORI IN MANETTE

Non si fermano i controlli dei carabineri della compagnia di Breno per prevenire e reprimere i reati legati al mondo dello spaccio di sostanze stupefanti. Anche nei giorni scorsi sono state portate a termine tre diverse operazioni, una delle quali conclusa in provincia di Bergamo, a Gandino dove i carabinieri dell’aliquota radiomobile hanno arrestato in flagranza un 22enne camuno. Il suo complice, un 20enne anche lui residente in Valle Camonica, è stato invece fermato a Pisogne. Durante le perquisizioni sulle auto e nelle abitazioni dei due sono stati ritrovati a sequestrati 500 grammi di marijuana, sei bilancini di precisione, due telefoni cellulari e materiale per il confezionamento delle dosi. Processati per direttissima ai due è stato convalidato il fermo. Nelle rete dei carabininieri di Darfo sono invece finiti padre e figlio bosniaci di 54 e 28 anni, incensurati, che spacciavano e coltivavano marijuana. Sono stati pizzicati nella zona di Gianico mentre cedevano delle dosi. Durante la perquisizione all’interno di un capannone in uso ai due sono stati trovati 130 grammi di Marijuana essiccata e materiale per il confenzionamento e in un soppalco appositamente costruito una serra dotata di impianto di illuminazione, ventilatori e impianto di essicazione. Il giudice ha confermato il fermo per i due e ha rinviato il processo. Fra gli arresti degli ultimi giorni anche un 34 palestinese residente in Valle Camonica che i carabinieri di Piancogno hanno arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custidio in carcere per reati legati al mondo della droga. L’uomo deve scontare due anni e 2 mesi di reclusione. E’ stato trasferito a Canton Mombello.

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AUTO NELLA SCARPATA

E’ andata bene al 60enne di Darfo che questo mercoledì pomeriggio, mentre scendeva da Terzano, al confine tra i comuni di Angolo Terme e Darfo Boario Terme, è finito con la sua Toyota fuoristrada, in un prato che costeggia la carreggiata. Erano circa le 14, l’uomo, alla guida della sua auto, stava scendendo da Terzano verso Gorzone, improvvisamente, forse a causa di un malore, ha perso il controllo dell’auto è finito violentemente contro il muretto che la costeggia. L’auto, durante la sua corsa, ha poi divelto il guard rail ed è finita in un prato sottostante sbattendo contro alcune piante, perdendo una ruota e finendo la sua folle corsa con il muso rivolto verso l’auto e la parte posteriore contro una recinzione. Si è temuto il peggio. I soccorsi sono stati allertati da alcuni automobilisti di passaggio. In posto sono arrivati i volontari di Camunia Soccorso che hanno subito allertato l’elicottero del 118, poi con l’aiuto dei vigili del fuoco del distaccamento di Darfo Boario Terme hanno estratto il ferito dall’auto e quindi lo hanno stabilizzato prima di imbarcarlo sull’elicottero che lo ha trasportato al civile di Brescia. Le sue condizioni sono gravi, ma non è in pericolo di vita. Per i rilievi di legge è intervenuta una pattuglia della Polizia stradale di Iseo.

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