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PROFUGHI: DA STADOLINA PARTE LA PROTESTA

Il continuo arrivo di richiedenti asilo politico in Italia non è più tollerato dai cittadini italiani che non vedono la fine di quella che doveva essere un’emergenza ma che si è trasformata nella normalità. Chi ha sempre aperto la porta delle proprie case e del proprio cuore alle persone in difficoltà di qualsiasi nazione, oggi ha capito che la questione è degenerata in qualcosa che con la generosità e con la solidarietà ha poco a che vedere. Quei 35 euro al giorno pari a 1200 euro al mese, che il Governo dà a chi ospita i richiedenti asilo politico, hanno da un lato alimentato il malcontento degli italiani che non riescono ad arrivare alla fine del mese, che hanno perso il lavoro, che vedono lo Stato Italiano indebitarsi sempre di più. Dall’altro lato ha alimentato “il business dell’immigrato”, ovvero persone che prendono anche in affitto appartamenti per collocarvi i profughi e prendere i soldi dello Stato.
Un business alimentato dalle Prefetture che su incarico del Ministero, sono incaricate di trovare ogni alloggio possibile e che spesso, visto che la popolazione ha cominciato a ribellarsi, inviano i profughi senza avvisare né sindaci né forze dell’ordine.  In provincia di Brescia i richiedenti asilo sono arrivati a quota 1026. Un gruppo di 38 era destinato all’alta Valle Camonica, a Stadolina, frazione di Vione, dove un imprenditore di Manerbio avrebbe preso in affitto alcuni appartamenti.  E’ quello che succede anche a Stadolina, frazione di Vione, dove era annunciato l’arrivo di 38 profughi. Grazie all’intervento del sindaco, Mauro Testini del PD che ha trattato con il nuovo Prefetto di Brescia Valerio Valenti, e grazie alla sollevazione popolare raccolta dalla Lega Nord, alla fine ne arriveranno solo 8 ospiti in un edifico di un privato sulla disponibilità di un imprenditore di Manerbio. Nel piccolo centro del caratteristico paese dell’alta Valle Camonica, più di 200 persone hanno risposto all’invito della Lega Nord e guidate dal parlamentare camuno Davide Caparini e dai consiglieri regionali camuni Donatella Martinazzoli e Fabio Fanetti, hanno manifestato in corteo fino a raggiungere la SS 42 che è stata bloccata in due punti.

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ANIMALISTI IN BAZENA, MA SENZA CORTEI

Ad un anno dalla barbara uccisione a bastonate di un cane per mano del suo padrone, il movimento animalista e il Partito di Protezione Animali, si danno appuntamento là dove era successo il fatto, ovvero in Bazena. Per questa domenica hanno in programma una manifestazione nei pressi della malga dove l’autore di quel gesto era stato immortalato da un fotografo e che era stato condannato pubblicamente oltre che denunciato insieme al figlio per “uccisione di animali”.   Anche l’amministrazione comunale di Breno aveva preso provvedimenti nei confronti dei gestori della malga comunale.  Gli animalisti già un anno fa avevano dato vita a diverse manifestazioni e ora tornano alla carica. Ma la Questura questo sabato mattina in una conferenza stampa ha chiarito che non è stato autorizzato nessun corteo e ha invitato gli organizzatori della manifestazione a ritrovarsi in modo pacifico e senza scontri. Dalla Questura è infatti arrivata la sola autorizzazione a ritrovarsi in malga, senza cercare scontri. Gli animalisti chiedono la revoca della concessione all’utilizzo della Malga del comune di Breno ai Romelli e una condanna esemplare per l’omicidio del cane. La tensione è innegabile e le forze dell’ordine saranno presenti in modo significativo per mantenere l’ordine, anche perché nelle scorse ore a Breno è comparso un volantino che invita tutti a riunirsi in Bazena per far capire – così si legge – che “Breno non è con questi pseudo-animalisti.”  Ma il Questore ricorda loro che né il volantino né una loro eventuale manifestazione, sono autorizzati dalla Questura e quindi le forze dell’ordine sarebbero costrette ad interrompere qualsiasi forma di corteo.

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PANTERA, LE TORBIERE RESTANO CHIUSE

Le gabbie posizionate questo venerdì sono rimaste vuote. Nessun felino è finito nella trappola e quindi nessuno si fida a riaprire il parco naturale delle Torbiere dopo che questo venerdì è stata avvistata a Iseo, proprio all’ingresso del Parco, niente di meno che una pantera. A lanciare l’allarme un autotrasportatore che all’alba di questo venerdì ha riferito ai proprietari del gestore di benzina di via Rovato, di avere appena visto un grosso animale nero simile ad una pantera. Circa un’ora dopo anche i proprietari del distributore hanno scorto qualcosa di nero nella vegetazione e con un binocolo hanno visto un muso nero e degli occhi arancioni. Dopo aver fatto sgomberare i visitatori del parco e dopo aver bloccato gli accessi, subito sono scattate le ricerche da parte della polizia provinciale, guardie ecologiche volontarie, protezione civile, elicottero, carabinieri e polizia locale. Tutti in azione con l’intento di fare rumore e costringere la pantera a fuggire in un’unica direzione e quindi uscire allo scoperto. In volo si è alzato anche l’elicottero accessoriato di telecamere. Via terra una agente della polizia provinciale era munito di fucile caricato con un narcotico. Ma della pantera, nemmeno l’ombra. Nemmeno le esche di carne nelle gabbie l’hanno attirata e quindi la sua presenza rimane ancora un mistero. Sono in molti a pensare che si possa trattare di un grosso cane o gatto e quindi di un falso allarme, ma le autorità non possono sottovalutare nessuna ipotesi. Questo sabato mattina le forze dell’ordine e il Corpo Forestale, hanno partecipato ad un incontro in Prefettura a Brescia e per precauzione, è stato deciso di chiudere il parco fino al 3 agosto. Nel frattempo verranno effettuati altri controlli e se non emergerà nessuna traccia e nessun’altra testimonianza della presenza dell’animale, le Torbiere verranno riaperte.

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