MALORE FATALE

Malore fatale questo lunedì pomeriggio per un 87enne, in via dei Giglia a Dorga di Castione della Presolana. L’allarme ai carabinieri, al 118 intervenuto con un’auto medica e un’ambulanza e al soccorso alpino VI delegazione orobica, è scattato intorno alle 13.00. Vista la zona impervia per recuperare il corpo dell’uomo sono dovute intervenire le squadre della sesta delegazione orobica del Soccorso Alpino.

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PERCOLO INCENDI

Moderato pericolo incendi a partire da questo lunedì pomeriggio. Lo ha emesso il centro funzionale monitoraggio rischi naturali della Regione Lombardia. Nei prossimi giorni la persistenza di un regime di correnti secche dai quadranti settentrionali favorirà la propensione all’innesco e alla propagazione di incendi boschivi sulla nostra regione.  Data la situazione, il centro funzionale monitoraggio rischi raccomanda di attivare, dove possibile, azioni di sorveglianza e pattugliamento del territorio in modo particolare nei Co muni a più alto rischio. La raccomandazione ai cittadini è di non accedere fuochi di pulitura in zone a rischio e di non lasciare fiamme incontrollate.

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BERGAMO FRA LUCI ED OMBRE

Una fotografia dell’economia bergamasca e le strade che la politica e l’imprenditoria del territorio devono percorrere per migliorarla e renderla più competitiva. E’ tutto contenuto nel rapporto che l’Ocse (L’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha presentato in queste ore alla Camera di Commercio Orobica. Il nuovo rapporto arriva a 14 anni dall’ultimo, elaborato nel 2001. L’ultima analisi raccoglie i dati fino al 2011. L’analisi che ne esce non è brillantissima, ma bisogna pur tener conto che stiamo parlando degli anni della crisi: l’analisi, infatti, rileva che anche l’economia bergamasca – che resta comunque fra quelle più solide – ha perso terreno, pur tuttavia, mantiene alcuni capisaldi che dovrebbero rappresentare il motore per ripartire.

L’ECONOMIA PERDE TERRENO
L’economia bergamasca ha perso terreno a partire dal 2007 e il deterioramento è stato particolarmente pronunciano nel mercato del lavoro. Nel 201, infatti il tasso di disoccupazione a Bergamo è aumentato di tre volte rispetto al 2004. Il settore manifatturiero rimane comunque fondamentale per l’economia di Bergamo: conta il 35% del valore aggiunto lordo e il 34% dell’occupazione. Un dato che è sensibilmente al di sopra delle medie europee e delle medie di Ocse. Purtroppo però la ricerca evidenzia che la forza lavoro adulta manca di competenze generali, ha fatto un salto immediato tra la scuola dell’obbligo ed il lavoro e non ha acquisito competenze specifiche. Il risultato è un’ampia percentuale di lavoratori altamente qualificati nei compiti specifici del loro posto di lavoro o della loro azienda ma cui mancano le competenze generali richieste per adattarsi alle moderne tecniche produttive e per implementare pratiche innovative".

I SUGGERIMENTI
L’Ocse cosa suggerisce di fare per rilanciare l’economia bergamasca e guardare al futuro? Per uscire dalla crisi, dice il rapporto e riportare crescita e competitività ergamo deve investire in valore aggiunto e tecnicologie. Il raggiungimento di questo obiettivo richiede azioni in svariate aree chiave che si rinforzano e integrano a vicenda. Le priorità individuate per Bergamo includono: migliorare le competenze dei lavoratori; aumentare il potenziale d’innovazione; attirare Investimenti Diretti dall’Estero e promuovere la competitività delle PMI. Per ciascuna area, l’analisi identifica aree d’azione e leve politiche. Queste leve del cambiamento devono essere applicate in modo coordinato, secondo una visione comune, per raggiungere il maggiore beneficio possibile. Ciò richiede l’istituzione di una struttura di governance a livello locale che attualmente manca”. E’ quindi necessario aggiunge il raporto che gli stakeholder di Bergamo creino una visione comune per lo sviluppo regionale. Questi stakeholder includono il sindaco di Bergamo, gli altri sindaci della provincia, i leader del settore privato e delle istituzioni accademiche, oltre alle associazioni di imprenditori, i sindacati e la Camera di Commercio. Questa visione dovrebbe cristallizzare le azioni a breve, medio e lungo termine, e questi sforzi di cooperazione dovrebbero essere istituzionalizzati. E già arrivano le prime risposte dalla provincia il presidente Matteo Rossi chiede ai comuni di raccogliere la sfida e organizza per giugno gli stati generali dei comuni bergamaschi.

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RICONFERME ALL’INCUBATORE

Questo lunedì mattina 30 marzo, i soci pubblici e privati che compongono la Società Impresa e Territorio Scarl che gestisce l’Incubatore di Imprese di Cividate Camuno, si sono riuniti in assemblea per rinnovare il Cda giunto a scadenza naturale. Dopo alcune settimane in cui pubblico e privato hanno cercato l’intesa sulla nomina del futuro presidente, sfumata la candidatura di Douglas Sivieri dopo che il presidente di Apindustria stesso ha invitato l’assemblea a cercare localmente un equilibrio, alla fine, di fronte alla disponibilità del presidente uscente Fabio Bianchi di continuare a gestire la struttura, ha prevalso la linea della continuità. Il nuovo Consiglio di Amministrazione è composto da 5 membri: oltre al presidente Fabio Bianchi, sono stati confermati anche i consiglieri Gianbettino Polonioli e Marcello Pavesi, per la Provincia di Brescia è stato nominato Mario Bertoli, mentre in rappresentanza dei privati Roberto Mazzola, presidente di Assocamuna, entra al posto dell’ex sindaco di Cividate Franco Gelfi.  Confermata la linea di gestione di questi anni, definita anche da Invitalia un modello da esportare in altri incubatori, confermato il progetto originale che vede pubblico e privato uniti per guidare la Valle Camonica verso la ripresa economica, il nuovo Consiglio di Amministrazione e l’Assemblea dei Soci hanno concordato anche sulla necessità di operare nella massima condivisione di risorse e progetti, vincolando il loro operato all’approvazione del piano industriale, che quindi dovrà essere ampiamente condiviso ed approvato dalle parti. Un presupposto necessario per operare tutti insieme, nell’interesse del territorio.

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UN INCONTRO PER SALVARE IL PARCO

Non è la prima volta che in Valle Camonica si parla della possibilità di ridefinire il confine del Parco dell’Adamello nel territorio comunale di Breno, fra Bazena e Crocedomini. Dal 2002 ad oggi in consiglio comunale a Breno il tema è stato dibattuto più volte, con la richiesta di valutare una nuova perimetrazione del parco, poiché il confine attuale sarebbe poco leggibile e questo provocherebbe non pochi problemi ai cacciatori. La proposta messa a verbale e inoltrata alla Comunità Montana di Valle Camonica e quindi anche discussa in una assemblea pubblica, era stata approvata dai sindaci camuni nel 2012. L’unico ad essersi astenuto era stato Braone. Dalla Regione però non sarebbe arrivato nessun lascia passare poiché tale nuova ridefinizione dei confini comporta l’esclusione dall’area protetta del Parco dell’Adamello, di 100 ettari tra i più interessanti dal punto di vista botanico di tutto il Parco. L’unico motivo per acconsentire di togliere il vincolo di area naturale protetta, è che tale area perde i requisiti che hanno spinto a considerarla preziosa e da tutelare. E non è questo il caso dell’area in questione tra Bazena e Crocedomini. Il tema è stato discusso anche recentemente in una assemblea alla presenza dei 19 comuni su cui insiste il Parco e quindi una nuova richiesta potrebbe essere inviata alla Regione. Molte associazioni camune che hanno a cuore il Parco, come l’Asssociazione Uomo e Territorio Pro Natura, il Cai e molte altre associazioni ambientaliste della zona, hanno sottoscritto una lettera per chiedere che tale richiesta venga fermata per salvare quello che definiscono un vero e proprio paradiso botanico. Per sensibilizzare i cittadini sul tema, l’associazione ha organizzato anche un incontro pubblico con il botanico Innocenzo Bona, che spiegherà cosa significherebbe perdere quei 100 ettari di parco, dal punto di vista ambientale, faunistico e botanico. L’incontro si terrà lunedì 13 aprile alle 20,30 presso la Sala Polivalente di Braone presso la scuola Primaria. Obiettivo: chiedere a gran voce di conservare le aree ancora intatte.

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