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40 colpi. Chi ha ucciso Hassan Mahsouri, si è accanito su di lui con ferocia armato di coltello. Lo ha stabilito l’autopsia effettuata questo lunedì sul corpo del 30enne marocchino residente con la famiglia a Trescore, ucciso nella camera dell’albergo La Torre a Capodanno. La presunta assassina, la donna che era con lui, Rahma El Mazouzi, ieri è stata interrogata dal gip Raffaella Mascarino in carcere a Bergamo per la convalida del fermo, ma non ha parlato. Sarebbe apparsa in condizione di forte chic tanto da spingere il giudice per le indagini preliminari a rimandare l’interrogatorio in attesa di un miglioramento delle sue condizioni di salute che saranno attentamente monitorate per valutare un eventuale trasferimento della 37enne di nuovo in ospedale. Assistita dal suo avvocato Antonella Rosso, sarà interrogata dunque di nuovo più avanti ma intanto il gip ha convalidato il fermo.
HA AGITO DA SOLA?
La donna rimane l’unica sospettata in quanto la donna, irregolare e senza casa, si era recata più volte in passato in quell’hotel con il 30enne che era malato di sclerosi muscolare, e anche quel giorno del delitto i due erano in camera insieme. Fino alle 17.30 di giovedì scorso quando la donna è scesa insanguinata alla reception dell’Hotel e quindi il corpo senza vita del 30enne è stato trovato in un letto insanguinato, nella stanza ai piani superiori. Inoltre la donna avrebbe confessato di averlo ucciso perché lui non voleva mantenere fede alla promessa di sposarla. Ma ci sono alcuni particolari che complicano il quadro di una vicenda che sembrava risolta ma che gli inquirenti stanno esaminando a fondo: nessuna traccia infatti dei cellulari di Hassn Mahsouri e della donna, tranne un batteria trovata nel wc; nessuna traccia di tagli sui vestiti dell’uomo ucciso con 40 coltellate e quindi probabilmente rivestito dopo il delitto. E poi c’è il cambio d’abito della donna prima di scendere nella hall e c’è quell’indumento intimo intriso di sangue nascosto nella borsetta.
UN RAPTUS O UN DELITTO PREMEDITATO?
Tutti elementi che piuttosto che ad un raptus di follia farebbero pensare a qualcosa di più premeditato e non si esclude la presenza di un complice tutta però da dimostrare. Inoltre la donna così come la vittima è risultata negativa ai test tossicologici quindi non avevano assunto né alcol né droga quel giorno. La sera prima avevano cenato in compagnia, cosa sia successo dopo resta da chiarire. L’autopsia intanto ha confermato che il coltello ritrovato nella stanza è compatibile con l’arma del delitto e ha collocato l’orario della morte intorno alle prime ore del pomeriggio del primo gennaio. Intanto i famigliari residenti a Trescore, escludono che Hassan Mahsouri avesse intenzione di sposarsi. Un movente, quello del matrimonio, che appare compatibile con la ricerca di una vita migliore di una donna sola e senza casa, costretta a dormire spesso all’aperto e con il permesso di soggiorno scaduto, ma che è ancora tutto da verificare.
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Ancora un incidente in montagna. A finire sotto una slavina e perdere la vita in Austria è stato un bergamasco di Ponteranica. Un paese dunque segnato da una doppia tragedia dopo la morte del sub Lorenzo Canini. L’uomo, uno scialpinista, aveva 48 anni ed è stato travolto da un’enorme slavina durante un’escursione in solitaria sul Madrisajoch (2.612 m), sopra Gargellen nel Vorarlberg. L’incidente si è verificato lunedì 5 gennaio, ma solo martedì 6 la salma è stata recuperata dal soccorso alpino.
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Non si placa l’azione di Legambiente di contrasto ai progetti di edificazione del Sebino che secondo l’associazione ambientalista, mettono a repentaglio l’equilibro naturale del territorio e danneggiano il paesaggio nel suo insieme. Il Circolo del Basso Sebino per voce del presidente Dario Balotta traccia il bilancio del 2014 passando in rassegna gli interventi realizzati nell’ultimo anno e a cui l’associazione si è opposta in difesa degli ultimi fazzoletti di terra in riva al lago ancora non costruiti, senza però riuscire ad ottenere alcun risultato. Fra questi c’è il villaggio turistico che sorgerà a Iseo su quello che Legambiente definisce “l’ultimo corridoio verde del lago d’Iseo, teoricamente normato e protetto dalla Regione Lombardia”. A Paratico Legambiente denuncia l’apertura di un nuovo supermercato che rappresenterebbe anche, secondo quanto si legge nel comunicato – “un duro colpo al commercio di vicinato dei piccoli dettaglianti.” A Sulzano la chiesetta di S. Fermo del 1500 sarebbe minacciata da due nuove palazzine progettate su un’area agricola contigua; minacciato da una nuova costruzione anche il Castello Zorzino a Riva di Solto.
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I carabinieri di Tavernola, che hanno mandato dalla Procura di svolgere le indagini, mantengono il più stretto riserbo sul lavoro che in questi giorni stanno portando avanti per risalire a chi ha posizionato la rete abusiva in cui è rimasto impigliato nelle acque del sebino a Tavernola, il sub Lorenzo Canini. Il punto di partenza per svolgere le indagini è la rete ripescata domenica dai sommozzatori, le cui caratteristiche potrebbero indirizzare i militari che si stanno occupando del caso. Alcuni particolari, come la lunghezza e la larghezza, le maglie più o men strette, la posizione di profondità dal fondo e distanza dalla riva e l’ancoraggio, spesso variano da pescatore a pescatore. Pare che la rete in questione fosse priva del galleggiante necessario per avvisare che si avvicina e pare che si trovasse in una posizione, a novanta metri circa dalla riva, adatta a pescare pesci persici e caratteristica pare, dei pescatori di frodo che non si allontano troppo dalla riva per risparmiare carburante e che usano reti a maglie più strette per prendere più pesci. Ci sono poi dei metodi diversi alternativi al galleggiante per recuperare le reti abusive.
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I sub, soprattutto quelli più esperti come Lorenzo Canini, sanno che esiste il rischio di imbattersi in una rete e spesso l’unica soluzione è tagliarla con un coltello. Ma quando ci sono trova in profondità non è facile muoversi e mantenere il controllo e non sempre i sub hanno con sé una lama per tagliarle. La tragedia di sabato scorso in cui ha perso la vita il 39enne di Ponteranica mentre stava effettuando un immersione con un amico, ha puntato i riflettori su un fenomeno, la pesca di frodo, sul quale ora farà luce l’inchiesta aperta dal pm Letizia Ruggeri per omicidio colposo; un fenomeno contro il quale opera la polizia provinciale. Quella bergamasca lo scorso anno avrebbe trovato ad esempio quattro reti clandestine e quella bresciana avrebbe multato circa 40 pescatori.
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C’è chi davanti al freddo reagisce chiudendosi in casa o soffocandosi in diversi strati di maglioni. C’è chi invece celebra il contatto con la natura che si realizza per eccellenza nello sport, anche d’inverno quando solitamente diventiamo più pigri e quindi sceglie il modo più traumatico ma anche più efficace, per risvegliare corpo e mente. Il Tuffo della Befana, organizzato da sei anni ormai dal Federico Troletti Team nelle gelide acque del Lago Moro, anche quest’anno ha visto circa 50 tuffatori sfidare il freddo, la paura e se stessi, armati solo di costume rosso e cappello di Babbo Natale. Un tuffo collettivo a cui assistono moltissime persone con le berrette e i piumini. Adulti e bambini guardano ammirati i coraggiosi partecipanti che si spogliano all’aperto e che poi attendo il via saltellando e preparandosi al gelido impatti. Un conto alla rovescia corale da loro coraggio fino a quando tutti insieme non danno vita al suggestivo e quanto mai goliardico tuffo.
CON UN OCCHIO ALLA SICUREZZA
Qualcuno poi torna a riva veloce come la luce e si riveste in un minuto, pensando al vin brulè e al pranzo caldo che seguirà. Qualcuno invece se la prende con calma, nuota persino e poi si rituffa. Il tutto si è svolto sotto l’attenta supervisione dei Sub di Valle Camonica, della protezione civile ANA, di Camunia Soccorso e di altre associazioni pronte ad intervenire in caso di emergenza. “A questo tuffo” – scherza il presidente dell’Associazione Federico Troletti ed organizzatore dell’iniziativa – “ci si prepara mangiando durante le feste.” Ma qualche consiglio pratico ai tuffatori prima dell’impresa Troletti l’ha dato, ad esempio quello di non tuffarsi di testa ma a bomba. Ci sono luoghi, come il Lago Moro che non perdono la loro bellezza nemmeno in inverno e iniziative come queste servono proprio a valorizzarli e a farli conoscere ancora di più dagli amanti della natura e dello sport. Per ragioni di sicurezza e per via dello spazio, sono state accettate solo 60 iscrizioni, ma le richieste erano molte di più. Per chi è riuscito nell’impresa è previsto anche un attestato di partecipazione.
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Un copione già visto in anni passati ma sicuramente mai con cielo azzurro e un sole caldo come oggi. Così anche l’ edizione 2015 della “Befana vien dal Cielo” atterrata verso mezzogiorno, nell’area antistante il santuario di San Gottardo a Cirano di Gandino, si può dire archiviata tra l’ entusiasmo di centinaia di bambini, che per nulla intimoriti dal fango hanno preso d’assalto la Befana e i suoi collaboratori in costume da Babbo Natale. Tra i tanti presenti nella distesa verde anche Lorenzo Aresi presidente della Pro Loco e rappresentante delle Pro Loco Seriane. Il responsabile del team di volo Diego Servalli è egregiamente planato, grazie al parapendio, con la grande slitta rossa che trasportava la vecchina carica di dolci. L’ augurio del gruppo di volo è che il nuovo anno possa portare loro un’ area decollo ufficiale, questa è la richiesta avanzata all’ amministrazione comunale.
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Hanno ballato a non più posso dando libero sfogo alla loro voglia di divertirsi, di muoversi, di ridere, di stare in compagnia. Moltissimi ragazzi disabili accompagnati dai famigliari e dai volontari della Croce Rossa presenti con diversi gruppi del territorio, hanno festeggiato l’Epifania con un pomeriggio di festa in cui c’è stato spazio per tutti. La croce rossa è una realtà che opera quotidianamente per prestare soccorso al prossimo e anche nei giorni di festa non dimentica di portare avanti iniziative di grande altruismo e solidarietà. A ripagare i volontari i sorrisi e l’allegria contagiosa dei ragazzi disabili che manifestano ballando la loro gioia di vivere. Qualcuno è anche un ballerino provetto, altri si cimentano nel trenino e altri tentano di imparare i passi. Tutti sono emozionati anche solo per il fatto di essere all’interno di un locale vero per il ballo e possono quindi dire di essere andati anche loro in discoteca. Ad ospitare l’iniziativa della Croce Rossa per l’Epifania, anche quest’anno, per la terza volta, il Dancing Sole di Piancamuno cui va il ringraziamento dei volontari.
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